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Digressione

La vita delle altre: #womenagainstfeminism

Avete presente una tavoletta Ouija?

Essa fa parte del kit di dotazione minima della “donna donnissima femminista perfetta”, anche ed in virtù della eredità delle streghe che son tornate.

Essa, la tavoletta, è abitata dallo spirito della Enorme Madre: si pone una domanda,  e la tavoletta risponde su come si sentono Caia e Sempronia. Riferisce cose che nemmeno Caia e Sempronia sanno di loro stesse: cosa pensano, come vivono, dove si trovano.

Intanto,  mentre alcune fortunate possiedono la magica tavoletta, e s

ono pertanto illuminate dalla vera sapienza, gira con un virale pazzesco #womenagainstfeminism.

Foto di donne che, ognuna per sè, raccontano attraverso un cartello,  come e perché non si sentono rappresentate da un certo tipo di femminismo.

Povere tapine che hanno l’ardire di volersi raccontare da sole. Che si autodeterminano facendo la casalinga e senza sentirsi oppresse.

Che vogliono mettersi in bikini, trikini, no-kini secondo come gli gira.

Che non si sentono inferiori nè superiori ai maski e che (e qui all’Enorme Madre è venuto un coccolone) ritengono i maski uguali alle donne.

Di fronte a questa cosa,  l’ Enorme Madre non ci sta. Chiama a raccolta le Sacerdotesse della Grande Chiesa, e spiega che così non va proprio bene.

Quelle tipe lì, dei cartelli, sono difettose.

Hanno letto i libri sbagliati. Se hanno letto quelli giusti, non li hanno capiti.  Se non hanno letto nulla, non possono parlare. Parlano così perchè di violenza non sanno, e se sapessero ci farebbero vedere i lividi, le ferite, e la Tac del Pronto Soccorso, chè mica è concessa superarla la violenza.  E se sei vittima,  devi restare nel brand “vittima” a tempo indeterminato.  Che tra l’altro,  è il solo lavoro a tempo indeterminato che trovi.

Vanno risanate, ste deficienti.  Richiamate all’ordine, rimesse in riga. Son tutte sbagliate.

L’ha detto la tavoletta Ouija,  e dentro la tavoletta ci sta L’Enorme Madre,  che non può sbagliare.

Deve essere una cosa fichissima la tavoletta Ouija. Io non ce l’ho,  e se anche ci provassi,  a me non risponderebbe,  son troppo stonata rispetto al coro.

A me, ad esempio,  pare una cosa degna del più bieco veteropatriarcato che qualcuno mi dica cosa pensare,  e con chi schierarmi, con che femminismo pensare.

Chi se ne importa se non riesce a raccontare pure me.

Io la pretesa di raccontare gli altri non ce l’ho, ma son io che sbaglio,  certo.

Per fortuna c’è anche un altro femminismo che 2 domande se le fa,  e cerca di capire come mai milioni di donne non hanno più modo di trovare uno spazio di narrazione. Che si chiede cosa è successo e se e come si è sbagliato. Che mi permette di suggerire parole per descrivere anche me.

Un femminismo senza tavoletta.

Per fortuna.